Le indagini dei coniugi Maigret

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simenonQuesto pomeriggio il Teatro Cantero ha ospitato tre “amici” di George Simenon e del suo arcinoto personaggio, il commissario Maigret: lo scrittore Bruno Morchio, il collezionista Romolo Ansaldi e suo figlio il fotografo Gianni Ansaldi.

Hanno tratteggiato un ritratto dell’autore attraverso le sue opere e attraverso tre punti di vista diversi: quello del collega, quello del lettore e quello dell’indagatore: già, perché il fotografare una persona ha la stessa essenza di condurre un interrogatorio.

Simenon, infatti, da quanto emerge dalle testimonianze degli ospiti e dal film “L’innamorato della signora Maigret” che è stato proiettato dopo il dialogo, elabora un nuovo tipo di indagine basato sul “perché?” e non sul “chi?”, un’inchiesta mentale, psicologica e sociologica contestualizzata nella storia e nello spazio. Si tratta di un’innovazione che segna il passaggio dal giallo al noir nella letteratura mondiale e lo pone nell’ambito delle riflessioni delle tragedie greche.

“Quando ero ancora un brigadiere e mi ingegnavo a risolvere un caso, il mio Commissario mi riprendeva dicendomi che l’indagine non è cosa mentale ma pratica” -dice Maigret, magnificamente interpretato da Gino Cervi, ai suoi sottoposti- Aveva torto! O almeno non aveva ragione. L’indagine è “cosa mentale”, così il Commissario viene a capo dell’omicidio di quello che definisce “l’innamorato della signora Maigret” poiché soleva sedere dalle 3 alle 5 nel giardino pubblico sotto casa Maigret, mentre lui era assente. Sorprendentemente un aiuto determinante e l’intervento decisivo giungono dalla moglie del poliziotto,che è abile quanto il marito ad indagare tra le persone del quartiere. I coniugi Maigret svelano,dunque, un doppio complotto di spionaggio, di due gruppi di spie che si scontrano tra loro, e l’indagine passa di competenza al controspionaggio.

Le vicende narrate da Simenon sono punteggiate di ironia e di intrighi, senza essere mai banali.Da notare che la canzone che accompagna i titoli di coda del film ci porta ad un altro autore celebrato dal nostro Festival: Luigi Tenco.

Paolo Ricciardi e Francesco Bagnato